248- 06.03.04


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Il serbatoio vuoto dell’Unione

a cura di Daniele Castellani Perelli

Cipro, funziona la mediazione di Kofi Annan
La parte greca e la parte turca di Cipro hanno accettato la mediazione di Kofi Annan per la riunificazione dell'isola. In caso di mancata intesa, il primo maggio soltanto la prima entrerebbe nell'Ue. Il Segretario delle Nazioni Unite ha reso pubblico il calendario delle negoziazioni. Lo cita Le Mond. Il 19 febbraio riprendono a Nicosia le trattative dirette tra le parti, alla presenza di Alvaro de Soto, il consigliere speciale di Kofi Annan per Cipro. Entro il 22 marzo dovrebbe essere presentato un testo. In caso contrario Kofi Annan convocherebbe un incontro tra i dirigenti ciprioti delle due parti con la partecipazione della Grecia e della Turchia, con l'obiettivo di presentare un testo entro sette giorni. Se fallisse anche questo passaggio, il Segretario generale dell'Onu metterebbe a punto, sulla base del suo piano, un testo che sarebbe sottomesso a referendum, da tenersi forse il 21 aprile o comunque prima dell'ingresso di Cipro nell'Unione.

I dirigenti ciprioti greci avevano chiesto la partecipazione dell'Ue alle trattative, ma i ciprioti turchi si sono opposti. Il commissario all'allargamento, Guenter Verheugen, aveva giö annunciato : "La Commissione non ha mai preteso d'avere un ruolo ufficiale in queste discussioni. Se la s'invita a questo ruolo, ² necessario che tutte le parti siano d'accordo". Decisamente soddisfatto e ottimista Romano Prodi: "Le possibilitö di pervenire ad un accordo globale non sono mai state cosÒ grandi - ha commentato il Presidente della Commissione - Non c'² posto nell'Unione europea per fili spinati e campi minati".

Budget dell'Unione, un serbatoio vuoto
L'Ue ha bisogno di fondi per affrontare l'allargamento del primo maggio. Lo spiega con chiarezza The Guardian. Il Presidente della Commissione Romano Prodi, nel documento sulle "prospettive finanziarie" per il periodo 2007-2013 presentato il 10 febbraio, propone di incrementare il budget da 100 a 143 miliardi di euro per anno. L'aumento ² giustificato dall'arretratezza dei dieci nuovi membri, ma trova l'opposizione dei membri che giö ora sborsano di pið, tra cui la Gran Bretagna. Il cancelliere Gordon Brown ha invitato Prodi a lasciar da parte il progetto e a tagliare invece le spese, cosicch³ The Guardian prevede "un duro braccio di ferro da ora alla fine delle negoziazioni". Il Presidente dell'Europarlamento Pat Cox, citato in un altro articolo dello stesso giornale laburista, ha assunto anche stavolta una posizione europeista: "Non possiamo guidare l'ambiziosa Europa di domani con un serbatoio vuoto".

Il francese Liberation ha raccontato il duello schierando da una parte i "tirchi" e dall'altra i "vecchi e nuovi poveri". I primi, il "gruppo dei sei" (Francia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Austria e Olanda), il 15 dicembre avevano anzi inviato a Prodi una lettera (non firmata dall'Italia) in cui chiedevano che le spese comunitarie non superassero l'1% del Pil, l'attuale limite. Per loro ha parlato Hans Eichel: "Non si pu÷ dire alla Germania, da una parte, che bisogna fare economia e ridurre le spese - si ² lamentato il ministro delle Finanze tedesco - e dall'altra di pagare di pið per Bruxelles". La Germania contribuisce attualmente per il 25% del budget, la Gran Bretagna del 14,5% e la Francia, che vedrö presto ridotti i propri contributi Pac, del 16%.

N³ con Sharon n³ con Arafat
La politica dell'Europa sul conflitto israelo-palestinese ² stata negli ultimi anni un bersaglio facile per gli anti-europei e gli euroscettici. Il coraggio con cui Prodi e Solana, ma anche Francia e Germania, hanno spesso difeso le ragioni della parte palestinese ² stato pið volte duramente criticato. La posizione pið filopalestinese dell'Unione, tuttavia, non solo ² servita a bilanciare il netto appoggio a priori degli Stati Uniti alla politica di Israele, ma ha subito negli ultimi tempi un certo ridimensionamento, dovuto soprattutto all'ondata di antisemitismo che si ² abbattuta sul vecchio continente e alla sempre maggiore ambiguitö del leader dell'Anp Yasser Arafat. Oggi, a guardar bene, la politica dell'Unione ² molto chiara. Da una parte c'² un sincero impegno a contrastare le varie forme dell'antisemitismo (come abbiamo visto nel numero scorso) e, dopo la bella iniziativa presa da Frattini il 6 settembre scorso, la volontö di evitare a tutti i costi che i finanziamenti dell'Unione finiscano nelle mani dei terroristi di Hamas. Dall'altra c'² la condanna della politica di Ariel Sharon.

Quanto ai finanziamenti ai palestinesi, The Guardian segnala che pubblici ministeri francesi hanno aperto un'inchiesta sul riciclaggio di denaro su traferimenti sospetti di 9 milioni di euro in conti di banche parigine intestati alla moglie del leader palestinese Yasser Arafat. Investigatori dell'ufficio anti-frode dell'Ue sono intanto a Gerusalemme per verificare l'accusa secondo cui parte degli aiuti annuali concessi dall'Unione ai palestinesi (circa 350 milioni di euro) potrebbe esser stati usati per fini diversi da quelli per cui l'Ue li aveva concessi, come la corruzione o addirittura il terrorismo delle brigate dei martiri di Al Aqsa.

Sulla politica di Sharon ² invece emblematico il recente ed ennesimo viaggio in Israele di Joschka Fischer, ministro degli Esteri tedesco e una delle voci pið autorevoli della politica estera europea. Fischer, come ha raccontato la Sueddeutsche Zeitung, ha chiesto al suo omologo Silvan Shalom che venga corretto il percorso del controverso muro in Cisgiordania. Shalom si ² augurato un rafforzamento del ruolo dell'Unione nel processo di pace, e Fischer ha risposto che, anche nel caso in cui ci÷ avvenisse, gli Stati Uniti manterrebbero la guida delle negoziazioni.

Paesi dell'est, democrazie accettabili ma sistemi politici instabili
I nuovi membri dell'Ue sono mediamente degli Stati di diritto stabili, ma le loro democrazie nascondono degli ostacoli. E' il concetto chiave di un articolo che la Sueddeutsche Zeitung ha dedicato ai paesi dell'Est che stanno per entrare nell'Unione. Martin Brusius, del Centro di ricerca politica applicata (Cap) di Monaco di Baviera, ritiene "le Istituzioni democratiche sufficientemente accettabili e efficienti", ma vede delle mancanze soprattutto nella loro cultura politica: "Manca un sistema partitico ancorato alla societö". Kai-Olaf Lang, della Fondazione Scienza e Politica (Swp), parla invece di partiti forti e deboli: "Forti perch² stanno al centro della scena politica, e deboli perch³ di solito scarsamente equipaggiati a livello organizzativo e finanziario". Secondo Brusius ² tipico dei paesi dell'est "un paesaggio partitico frammentato e, soprattutto in Polonia e Lituania, una grossa migrazione elettorale". Fanno eccezione la Repubblica ceca e l'Ungheria, con un certo numero di partiti relativamente stabili e coalizioni durevoli. Le coalizioni fragili sono ovviamente un fattore di instabilitö, come succede in Lettonia, Slovacchia e Polonia, deove per la Sueddeutsche "sono in pochi a credere in una lunga vita politica dell'impopolare premier Leszek Miller". "C'² un problema con una nascosta instabilitö del sistema politico polacco", ha commentato il commissario all'allargamento Guenter Verheugen.

 

 

 

 

 

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